Il gioco degli scacchi

Cenni sul gioco degli scacchi

… e su come scriverne le mosse!

 

Il gioco degli scacchi è molto antico, utilizzato fin da tempi remotissimi per sviluppare le strategie di attacco e di difesa degli sfidanti. Di sfide clamorose, al pari di quelle dei nostri protagonisti, se ne conoscono diverse. Ma nella mente degli scacchisti il match del secolo rimane certamente quello che si svolse tra Boris Spassky, un russo, e Bobby Fisher, un americano, nel 1972. In quell’occasione il grande campione mondiale russo dovette cedere il suo titolo al giovane sfidante americano. Nonostante la sconfitta, entrambi i giocatori sono rimasti, anche a distanza di anni, due idoli per i giovani scacchisti che si affacciano a questo gioco.

Eppure solo in tempi relativamente recenti, si è pensato di utilizzare un sistema incrociato di lettere e numeri per trascrivere le mosse di una partita. Come tutti i codici, anche il sistema di scrittura delle mosse degli scacchi diventa semplice quando se ne conoscono i simboli. Vi abbiamo preparato uno schema con i simboli più frequenti in modo da sapervi meglio orientare in questo affascinante mondo frequentato da pedoni, torri, cavalli, alfieri, re e regine!

Prima di iniziare è bene sapere che le mosse si riferiscono alla casella di arrivo dei pezzi e possono essere seguite da punti esclamativi, punti interrogativi, croci semplici o doppie. I primi (cioè i punti esclamativi o quelli interrogativi) sono commenti molto sintetici che descrivono se una mossa è buona (!), molto buona (!!), debole (?), molto debole (??); i secondi, invece, (le croci semplici o doppie) segnalano lo scacco (┼) o lo scacco matto (╪).

A muovere per primo è sempre il bianco che, per convenzione, va a posizionare i propri pezzi a partire dalla casella a1. Se si invertisse l’ordine non si riuscirebbe a riprodurre sulla scacchiera una partita già giocata! Infine ricordatevi che quando troverete una “x” o “:”, significa che un pezzo è stato catturato, quindi Cxe4 significa che “il cavallo conquista il pedone e4”.

Il pedone non è rappresentato da nessuna lettera, quindi la sua posizione viene

determinata dalla lettera e dal numero della casella di arrivo. Es. “e4” significa “il pedone si sposta nella casella e4”.

Il cavallo è rappresentato dalla lettera maiuscola “C”, seguita dalla posizione. Es.

“Cc3” significa che il cavallo si sposta nella casella c3”.

L’alfiere è identificato dalla lettera maiuscola “A”, seguita dalla posizione. Es.

“Ab5” significa che “l’alfiere si è spostato nella casella b5”.

La torre è caratterizzata dalla lettera maiuscola “T”, seguita dalla posizione. Es.

“Td8” significa che “la torre si è spostata nella casella d8”.

La regina o donna è rappresentata dalla lettera maiuscola “D”, seguita dalla

posizione. Es. “Dd7” significa che “la regina si è spostata nella casella d7”.

Il re è identificato dalla lettera maiuscola “R”, seguita dalla posizione. Es.

“Rf8” significa che “il re si è spostato nella casella f8”.

Una mossa che ha una simbologia diversa è l’arrocco, dato che si muovono due pezzi contemporaneamente: la torre e il re. In questo caso se l’arrocco coinvolge il re e la torre dal lato di re, si chiama arrocco corto ed è segnato con O-O; se invece coinvolge il re e la torre dal lato di regina, si chiama arrocco lungo ed è segnato con O-O-O.

La partita giocata in Scacco Matto alla Mafia tra Paolillo Buonasorte e Ester Estortrice non è opera di fantasia, ma è stata realmente giocata dal grande Morphy (nei panni del bianco) nel 1858 contro due avversari, il duca di Brunswick e il conte Isouard, i quali giocavano in consultazione. Il testo è stato riportato da Paolo Bagnoli in Scacchi matti pubblicato da Mursia nel 1980.